Thread Forum:
Irene Mueller
Editoriale
Edizione 90
26.11.2021
Irene Mueller: la maglieria è un linguaggio di tutti

Come nel filo conduttore che collega i vari interventi in una conversazione online, il progetto Thread Forum, curato da Antonio Mancinelli, è una ricognizione sul ruolo della maglieria nell’estetica contemporanea. Grazie a una serie di interviste ai più noti knitwear designer del mondo selezionati tra coloro che intervengono a Pitti Filati, intende anche dare risposte agli interrogativi che spesso si pongono retailer e acquirenti, ma a cui non si trovano facili risposte: dialoghi sul “qui” e “ora” di una materia che fa parte da sempre della cultura del vestire.

Senior Manager Product Development Knitwear di Escada, Irene Mueller vive e lavora Monaco di Baviera, sede di Escada, il brand per cui lavora dal 1995. Di origini russe, cosmopolita e poliglotta, è una delle più grandi sostenitrici di Pitti Filati, di Firenze e dell’Italia, dove si sente «praticamente in famiglia». Per poi rivelare, alla fine dell’intervista, che lei parla bene italiano.
Ci racconta qualcosa dei suoi inizi?

«Le confesserò che ho incontrato la maglieria per caso, nella mia vita. Ero una ragazza, vivevo in Russia dove sono nata, e un giorno sono andata a trovare un mio amico che era in ospedale. La sua compagna di stanza era una piccola produttrice di maglieria ed era su tutte le furie perché aveva perso la sua modellista. Io, che volevo studiare moda, mi sono fatta avanti. Ed è andata bene. Da allora, la maglieria è il mio mondo. Nel 1994 sono venuta in Germania e nel 1995 sono diventata Fashion Designer Knitwear per Escada, dove lavoro da 27 anni». 
Come concilia le sue idee con quelle del direttore creativo? Come si svolge esattamente il processo per arrivare a una collezione completa?

«Ci sono lunghe conversazioni con Ioana de Vilmorin, l’attuale direttore artistico, in cui ci confrontiamo sulle rispettive idee. Lei mi racconta quale sarebbe l’obiettivo della stagione, dove risiede l’ispirazione e a quel punto io espongo i miei pensieri, perché la collezione possa prendere vita. Sono molto fortunata ad avere un direttore creativo dalla così spiccata creatività». 
 
E lei, dove trova le sue ispirazioni? 

«Dappertutto. Da un fiore, da una foto, da un colore, perfino da uno stato d’animo». 

E lei è mai capitato di trovarla in un filato?

«Ma certo! Molto spesso un determinato filo causa in me una serie di risonanze che mi portano a visualizzare o il capo finito o il tessuto già pronto. Per farle un esempio pratico, un banale motivo a righe può essere “vivificato” da una fibra di un determinato spessore rispetto ad altre e quindi, messa insieme ad altre, lo trasformano in un motivo unico e nuovo per i volumi che crea, come in un bassorilievo. Talvolta m’innamoro di un materiale e parto proprio da lì per costruire la linea di quella stagione. E Pitti offre sempre una gigantesca varietà di scelta». 
 
Pensa che la maglieria sia un materiale “giusto” per una consumatrice internazionale come il marchio per cui lavora? 

«Escada nasce come marchio internazionale, io sono un’incallita viaggiatrice, ci rivolgiamo da sempre a una donna “globale”: lavoriamo in Cina, in Italia, dove produciamo gran parte delle collezioni di knitting. Per il resto, cosa devo dirle? Io appartengo alla maglieria, mi possiede, in un certo senso: pensi che ho realizzato abiti, pantaloni, giacche formali, cappotti, toilette da gran sera e perfino abiti da sposa in maglia. Ma lo può immaginare? Si può realizzare tutto in maglieria. Del resto, pensi alle nuove sneakers, realizzate in maglieria “tecnica”, molto elastica. 
Noi ci avevamo provato, a realizzare calzature in maglia, ma non erano venute benissimo, all’epoca». 

 
Quanto conta la parte tecnica nel suo lavoro? 

È fondamentale. A parte il fatto che qualsiasi tipo di designer dovrebbe conoscere ogni step di ciò che fa e pensa – dal disegno al prodotto finito -, per chi fa maglieria è ancora più importante. Parlando con gli ingegneri delle macchine di knitting, per esempio, mi sono venute in mente soluzioni che altrimenti non avrei trovato. E quando mia figlia mi ha annunciato che sarebbe voluta diventare una knitting designer, la prima cosa che ho fatto è stata portarla con me in fabbrica per farle conoscere proprio le macchine. Così come ho studiato fino a sapere tutto della modellistica e dei pattern: solo così è possibile spiegare ai componenti della mia squadra cosa vorrei e come lo vorrei.

Ma lei realizza i prototipi da sola?

Certo. O meglio, magari non sono io, ma sto accanto alla magliaia dicendole esattamente cosa deve fare.
 
C’è un capo che è un po’ una sua ossessione, nel senso di non stancarsi mai di disegnarlo e ridisegnarlo a ogni stagione?

Tutti. Però, se proprio vuole una risposta precisa, direi il pullover: è un elemento fondamentale, ma allo stesso tempo può avere tantissime forme e allure diverse. 

Crede nel potere dei colori?

Assolutamente. E la maglieria è perfetta per vestire questa mia convinzione. Credo che se tutti noi mettessimo più colori nei nostri guardaroba, saremmo magari tutti un po’ più felici.